Gli algoritmi di intelligenza artificiale sono sempre più in grado di ingannarci.
Sono incredibili quei video in cui personaggi del passato riprendono vita, magari cantando una hit degli anni 80.
Esemplare il video in cui Stalin e Hitler cantano “Video killed the radio star”.
In un suo articolo di diverse settimana fa, Paolo Attivissimo ha parlato del servizio Deep Nostalgia. Grazie a tecnologia israeliana, l’azienda USA My Heritage ha trovato l’idea per dare vita a persone ritratte in vecchie fotografie.
Paolo Attivissimo (qui il link dell’articolo) spiega molto semplicemente come funziona: a) si carica la foto; b) l’algoritmo sceglie quale tra i video pre-registrati presenti in archivio si adatti meglio; c) l’algoritmo applica i movimenti del video alla foto, che viene trasformata in una Gif animata.
Il soggetto della foto così comincia a muovere gli occhi, la testa e soprattutto comincia a sorridere.
Sì perché, se è una foto d’epoca, la persona ritratta sicuramente non stava ridendo.
Questo perché il sorriso nelle foto è roba recente.
Nelle foto abbiamo infatti cominciato a ridere a partire dalla metà del Novecento.
Ce lo fa notare Ermanno Cavazzoni nel suo stravagante “Storie vere e verissime”.
Paradossalmente, nonostante le grandi tragedie avvenute fino a pochi anni prima (guerre cruente, stermini, genocidi, etc), dagli anni 40 in poi la gente deciso di farsi fotografare mentre sorride: non ridere come a un varietà o nel vedere uno che scivola in maniera buffa… ma a sorridere, come se andasse tutto bene.
Il primo cheese, dice sempre Cavazzoni, sembra sia partito da un’idea di Roosvelt: era il 43, nell’apice della guerra, e lui rideva.
Tutto questo mentre nelle foto degli altri “grandi” della terra, le pose erano sempre serie e rigorose.
Oggi ridere in foto è praticamente automatico.
I denti nelle foto traspaiono dai sorrisi solo a partire dagli anni 50.
Da quando il volto umano è stato raffigurato, più di 6 mila anni fa, l’espressione è sempre stata normale, ovvero né corrucciata, né sorridente. Che senso avrebbe la statua di Augusto mentre sta ridendo… o quella di Napoleone a cavallo con il volto di chi si sta divertendo.
Per i nostri antenati aveva senso ritenere che chi ride in posa non è autorevole e non può essere di esempio.
Adesso è diverso.
E Cavazzoni la mette così: oggi va di moda la felicità e mostrarsi contenti.
E questo ritiene possa essere un problema.
Infatti si chiede: cosa diranno i posteri di noi?
Da qualche decennio stiamo lasciando ai posteri i nostri sorrisi, mentre la nostra epoca racconta di test nucleari sul Pacifico, del Vietnam, del Biafra, dell’inquinamento che ci sta distruggendo, dell’Amazzonia che va a fuoco, dell’Aids che ne uccide a milioni e poi l’Intifada, le Torri Gemelle, le pandemie…
Cinici e strafottenti: ecco come appariremo ai posteri.
Quindi Cavazzoni lancia un appello per come rimediare, da adesso in poi: basta sorrisi nelle foto… magari presentiamoci negli scatti con facce preoccupate o al limite espressioni stoiche, per dare l’idea di essere diventati ragionevoli e consapevoli.
Giustamente qualcuno potrebbe obiettare che adesso nelle foto non c’è solo il problema dei sorrisi…
Come la mettiamo infatti con la questione dei selfie, con tutte quelle boccucce a paperella? Il duckface, appunto.
Niente paura, da qualche tempo c’è il fishgape.
Si tratta di un’espressione facciale più naturale, con le labbra leggermente socchiuse, a pesce.
Le prime ad apparire fishgappate? Jennifer Lopez e Kim Kardashian.
Anche perché il fishgape aiuta a risaltare gli zigomi e rende più magri i volti (così dicono i siti di quelli che una volta erano i giornali patinati).
E poi c’è anche la migrain pose, cioè la posa del mal di testa: sguardo in camera e occhi semichiusi, come quando si ha un emicrania.
Ma non finisce qui: siccome autenticità e naturalità sono il nuovo diktact, ecco la towel face: scatti apparentemente estemporanei, senza trucco, magari nel bagno di casa, magari coperti solo dall’asciugamano della doccia.
Vabbè… Ma almeno la bocca a paperotta sta piano piano sparendo e i posteri capiranno che, oltre al sorriso, anche questa è stata solo un’altra parentesi di un’umanità confusa.
22 Marzo 2021
Curioso sapere che tutto sommato l’apparizione del sorriso nelle fotografie è recente. Nel frattempo c’è stato anche il periodo del ritratto con la mano a pugno sotto il mento con il pollice che lo reggeva, un vero “must” nei primi anni ‘90. …e ogni tanto devo dire fa la sua ricomparsa suscitando un certo effetto imbalsamato e del tutto desueto.
è vero… la mano a pugno sotto il mento! un vero must! 🙂