il Web Semantico: l’incoerenza ci aiuterà
Prendendo spunto a piene mani da un pezzo uscito un mesetto fa sul sito del Corriere della Sera a firma Hanay Raya, vorrei condividere con voi l’ultima idea di un personaggio importante del nostro tempo, Tim Berners-Lee, considerato l’inventore di Internet.
Quando Berners-Lee, giovane fisico inglese del CERN di Ginevra, presentò il progetto del World Wide Web (selvaggio mondo della rete, facendo eco ai pionieri dell’Ovest americano) erano i primi di Agosto del 1991.
In realtà, Internet esisteva da oltre vent’anni, con il nome di Arpanet: c’erano già le e-mail, i protocolli per il trasferimento dei dati come l’Ftp, si usava Telnet per collegarsi ai computer remoti…
Ma tutto questo era confinato in un mondo estremamente tecnico, universitario e industriale.
Fu con gli anni ’80 che Internet cominciò la sua crescita e nei ’90 la sua espansione.
Per essere quindi precisi, lo scienziato non ha inventato Internet, bensì il Web (la rete), ossia gli ipertesti Html con i quali visualizziamo le pagine e il protocollo Http, quello attraverso cui le possiamo raggiungere.
Il giovane Berners-Lee, insignito nel 2004 del titolo di Baronetto dalla Regina d’Inghilterra, ha inventato anche il primo Browser, che ci permette di sfogliare la pagine Html inserendo gli indirizzi Http.
Uscito dal CERN di Ginevra, ha trovato lavoro al MIT (Massachusset Institute of Technology) di Boston dove nel 1994 ha fondato il World Wide Web Consortium, conosciuto semplicemente come W3C.
Un’associazione senza fini di lucro che si basa su semplici indicazioni:
– il Web è unico perché è libero.
– chiunque può creare un documento e metterlo gratuitamente online.
– il W3C cerca di evitare che interessi di qualsiasi genere possano porre un freno a questa assoluta libertà.
La notizia è che il Consorzio sta lavorando da alcuni anni alla progettazione del cosiddetto WEB SEMANTICO, che già è stato etichettato come il futuro della rete.
Ci vorranno ancora degli anni prima che noi utenti ne vedremo la realizzazione, tuttavia questa nuova idea sta già facendo discutere.
Si tratta di una visione completamente nuova dell’information technology e si basa sul concetto che ognuno (ogni creatore di contenuti) possa determinare una propria ontologia delle informazioni, determinare cioè a livello informatico gli attributi di una richiesta, sia essa un sentimento, un oggetto, un’idea.
Dopo il mondo interconnesso, avremo l’individuo intercollegato, capace di creare mondi e influenzare quello (o quelli) degli altri.
Non una verità ma molte, non un’opzione di ricerca generalista, ma un pullulare di specificità.
Avremo computer in grado di capire i dati che utilizza, così che i dati sul Web possano essere definiti ed utilizzati non soltanto per la loro “visualizzazione”, ma per la loro piena automazione, integrazione e riutilizzo.
Si prospetta un futuro in cui potremo fissare una visita medica alla mamma anziana utilizzando alcuni agenti semantici (programmi in grado di esplorare ed interagire autonomamente con i sistemi informatici per ricercare informazioni) capaci di capire la patologia, contattare i centri in grado di curarla e di richiedere un appuntamento, salvo poi lasciarci la decisione di confermare.
Il web, come si presenta oggi, richiede troppo sforzo e troppo impegno.
Abbiamo bisogno di strumenti di lavoro più progrediti, per facilitare e velocizzare la navigazione attraverso il labirinto degli innumerevoli documenti consegnati alla pubblicazione multimediale.
Per il futuro, il Web Semantico si propone di dare un senso alle pagine web ed ai collegamenti ipertestuali, dando la possibilità di cercare solo ciò che è realmente richiesto.
Non sempre la Rete ci porta dove ci serve: scorrere una lunga quantità di elenchi alla ricerca dell’informazione desiderata è ormai quotidianità, soprattutto quando la ricerca interessa un termine piuttosto comune.
Con il Semantic Web possiamo aggiungere alle nostre pagine un senso compiuto, un significato che va oltre le parole scritte, una personalità che può aiutare ogni motore di ricerca ad individuare ciò che stiamo cercando.
Tutto questo non in virtù di sistemi di intelligenza artificiale, ma di un linguaggio gestibile da tutte le applicazioni, di un’informazione strutturata e di nuove relative regole di deduzione.
La cosa comunque straordinaria, da Tim Berners-Lee sottolineata, è che uno degli elementi fondamentali del web semantico sarà la compresenza di più ontologie.
Quindi, se si vuole un sistema dinamico in grado di raffinarsi e funzionare su scala universale, bisognerà per forza accettare una certa dose di incoerenza.
Che figata…
La ricerca di informazione diventa così sinonimo di viaggio verso territori estranei, diversi, a volte fastidiosi.
Chi crede che la verità sia solo una, è servito.
Grazie al Web Semantico, possiamo quindi affermare che è terminata la fase in cui asserire che il Web 2.0 e i Social Network sono il futuro: semmai rappresentano “solo” il presente e al limite possono “accontentarsi” di rappresentare l’eco di un mondo a venire, dove ricercare significherà accettare (senza più accorgercene) di affacciarci verso pensieri diversi e posizioni lontane.
E’ forse anche per questo che la rete fa così paura?
settembre 2007