Dopo i fatti dell’11 Settembre, il numero degli iscritti al corso di lingua e cultura Islamica alla facolta’ di Scienza Politiche di Bologna e’ decuplicato (da 5-6 a 50). L’aula in cui si tengono le lezioni e’ affollatissima ogni giorno e molti studenti si siedono per terra.
(fonte: C@C@O quotidiano).
Questo dato, chissà perchè, mi fa venire in mente che la gara di gran premio di formula uno più vista della storia, è stata quella successiva alla morte di Ayrton Senna a Imola.
La cosa non dovrebbe stupirmi: i pubblicitari ci hanno insegnato che per scatenare interesse, ci vuole l’evento.
Oggi, parlando di cosiddette nuove professioni, esiste anche quella di eventologo.
Ovvero colui che pensa e inventa eventi.
Spero di non essere frainteso se concordo con l’affermazione che il fatto successo l’11 settembre è stato un evento di rara perfezione.
Stessa cosa per tutto quello che è successo e sta succedendo da lì in poi, da parte dei terroristi.
E’ qualcosa di strepitosamente studiato: Bin Laden sta applicando, verso un suo piano diabolico, le tecniche di strategia e marketing che da giovane ha studiato all’università e che poi ha praticato nel mantenimento del suo impero economico.
Se l’obiettivo è l’attenzione, sia ai fini della fidelizzazione verso un prodotto, che a quelli di generare terrore e psicosi collettiva, stiamo imparando, se già non lo sapevamo, che le strategie cambiano poco.
Guardandomi in giro, chiacchierando con gente, passeggiando per strada la sera, frequentando amici, mi sembra però che di eventi ne sentiamo poco la mancanza.
In questi giorni mi sto interrogando se è addirittura cambiata la nostra percezione di evento.
Sentiamo semmai bisogno di normalità.
Qualcuno potrebbe dire che sta andando così da un bel pezzo.
Ma sento che mi fa bene ripeterlo a me stesso.
Soprattutto quando torno il sabato sera a casa e non ho nulla di clamoroso da raccontare.