Qualche giorno fa, leggendo La Stampa, ho imparato qualcosa sul grande mistero delle ferie programmate in Agosto.
Perché di mistero si tratta…
Il metereologo Luca Mercalli, quello di “Che tempo che fa”, nel suo articolo scriveva che il momento clou della stagione estiva dovrebbe essere tra il 25 ed il 31 luglio.
Per momento clou, è chiaro che Mercalli intende condizioni climatiche ottimali, ovvero, oltre 30 gradi quasi ovunque nell’Europa meridionale e ridottissima frequenza di temporali.
Per dirla in gergo: “anticicloni più robusti capaci di proteggerci dai fronti perturbati”.
Agosto, invece, ha la caratteristica di avere le giornate ben più corte ed una penalizzante statistica in merito al bel tempo.
Quindi, come mai abbiamo spostato di una ventina giorni quello che crediamo il meglio dell’estate e ci siamo inventati il Ferragosto?
La ragione di tutto questo ce la dobbiamo andare a cercare nel 18 AC, in epoca romana, dove il tempo era scandito dal ritmo del lavoro della terra.
Agosto, infatti, corrispondeva, per i contadini, al momento in cui “la terra poteva regalare un po’ di quiete, dopo le grandi fatiche della mietitura del grano e in attesa della vendemmia e delle semine autunnali”.
Il nome ferragosto, deriva proprio da chi ha l’ha inventato, ovvero l’imperatore Augusto.
Quindi, è tutta colpa del “riposo indetto da Augusto”, appunto “feriae Augusti”, se portiamo avanti questa tradizione.
Come spesso mi succede, il PARADOSSO mi affascina un bel po’.
Perché di paradosso si tratta…
Infatti, anche le industrie meccaniche e chimiche, gli studi dei super professionisti, le web agency ed i laboratori di nanotecnologie, nel periodo di ferragosto chiudono, seguendo un’indicazione nata da un’esigenza del mondo contadino, che non ha nulla di scientifico e pragmatico, se non, appunto, per i contadini.
Anch’io, come tanti, quando colgo che esistono schemi della nostra quotidianità che sono dettati dalla natura, rimango affascinato.
Questa cosa del ferragosto legata al mondo contadino mi ricorda un paragone venuto in mente (per ridere) all’amico Andrea Pollarini, per cui i bagnini sono un po’ come i contadini…
Anch’essi fanno un buco in terra (nella sabbia), invece delle semenze piantano un ombrellone e poi colgono i frutti della bella stagione (ovvero i soldi dei turisti).
😉
Tornando al discorso iniziale, da un po’ di anni ci siamo tutti accorti che al Ferragosto è successo qualcosa: diciamo che comincia ad essere snobbato.
Per proseguire il discorso, avrei bisogno di scomodare un altro paradosso.
Il Ferragosto è il periodo in cui per la vacanza si muovono le grandi masse, composte soprattutto da coloro che le vacanze se le possono permettere solo in quel periodo (soprattutto lavoratori di fabbrica e dipendenti).
E siccome i prezzi nel mercato sono stabiliti dal rapporto tra domanda e offerta, il risultato è che, sebbene la domanda di agosto provenga da chi per la maggior parte dei casi non è facoltoso, l’offerta propone i prezzi più alti dell’anno, in quanto la domanda è storicamente davvero tanta.
Da tantissimi decenni, vediamo da una parte il metalmeccanico che è costretto alle ferie nel periodo più costoso dell’anno…
… e dall’altra parte vediamo gli imprenditori del turismo, abituati a ragionare con questa logica: quando è agosto, bisogna tirare a fare legna…
Di questo paradosso siamo da sempre tutti consapevoli, ma ci siamo sempre limitati ad osservarlo.
In questa fase di trasformazione delle dinamiche del lavoro e dei lavoratori, le cose si stanno modificando con il risultato che le vacanze estive si stanno sempre più plasmando.
Questo segnale va tenuto in considerazione.
Il rischio è che le aspettative degli operatori turistici vengano deluse e si urli alla crisi (che comunque c’è, eccome), quando invece c’è proprio un cambio nelle logiche di consumo.
Perché, se si può scegliere, andare in vacanza in agosto, quando in altri periodi si può risparmiare?
Chissà, tra qualche decennio a Ferragosto in vacanza andranno solo i contadini.
Sicuramente preferiranno venire al mare che andare in un agriturismo…
Pier
3 Settembre 2010