Per chi ha la mia età, essere additati come Boomers non può essere una bella cosa… soprattutto se si svolge un lavoro come il mio.
È in uso da parte dei giovani della Zeta Generation l’espressione “Ok Boomer” per zittire genitori e persone sopra gli “anta”, più precisamente quegli adulti che non sono aggiornati, anche se credono di esserlo.
Sembra che tutto sia iniziato in Nuova Zelanda grazie alla deputata Chlöe Charlotte Swarbrick, venticinquenne, che durante il suo intervento in aula, infastidita da un suo collega più anziano che borbottando la interrompeva, ha fatto un cenno di stop con la mano esclamando velocemente “ok Boomer”… e così è riuscita a zittirlo e a continuare il suo discorso.
L’episodio lo cita Nan Coosemans, Family Coach, Youth Trainer e fondatrice di Younite.
L’ossessione di essere sempre sul pezzo, d’altronde fa parte della mia generazione, quella appunto dei Baby Boomers, quei fortunati nati dal 1946 e il 1964 (altre fonti indicano il 1960).
Finalmente con “ok Boomer” c’è un’offesa che ci mette in riga, che ci fa sentire distanti, che ci rassegna all’evidenza che esiste (eccome se esiste) lo stacco generazionale.
È inutile avere un Mac, l’iPhone aggiornato, utilizzare car sharing, mangiare consapevole, etc.
Era ora.
Però dai, concedetecelo: ce l’abbiamo messa tutta a non mollare.
Ma forse, più che tutta, ce l’abbiamo messa troppo… e continuiamo a mettercela tanto.
A evidenziarlo, c’è il fenomeno delle Perennials.
L’ultima edizione di San Remo ce l’ha mostrato ben bene, grazie alla presenza di Ornella Muti.
L’Ornella nazionale non si è atteggiata né da milf, né da cougar, né tantomeno da gilf (ci mancherebbe altro). Il suo orgoglio di eterna giovinezza, che le ha permesso di esibire uno spacco gamba mozzafiato, nasce quella intraprendenza identitaria che non so chi (un genio!) ha chiamato Perennial.
E questo è accaduto nello stesso Festival dove i Morandi, Ranieri e Zanicchi hanno mostrato la loro eterna energia, ma con un atteggiamento (quelli bravi direbbero tone-of-voice) assai differente: cauto, consapevole, autoironico.
Osservando le Perennials (e i Perennials), c’è da chiedersi dove si colloca la soglia del ridicolo.
E qui non parliamo solo in riferimento ai Boomers.
Nei media, compresi i nuovi media, quella fatidica soglia del ridicolo viene elusa da ogni categoria generazionale.
I dispensatori di morale hanno buon gioco a sentenziare l’epidemica mancanza di maturità, su tutti i fronti generazionali, per cui i giovani danno segnali di infantilismo, mentre gli adulti si comportano come adolescenti.
Mentre i bambini? Beh, loro bruciano le tappe… in maniera troppo veloce e (ci dicono gli esperti) in maniera sempre più preoccupante.
C’è qualcosa che non va? Sì, ma questo da sempre. Almeno da quando è iniziato il consumismo.
In questo scenario, mi permetto di lanciare un messaggio di solidarietà a quei poveri analisti del marketing, a cui spetta l’arduo compito di intercettare sempre nuovi Buyer Personas.
Facciamo un esempio…
Laureato, professionista, eterosessuale, single divorziato, quarantottenne, una figlia tredicenne, amante della mountain bike, frequentatore di cliniche estetiche, tifoso ultras (solo quando gioca in casa), divoratore di fantascienza, vegano, attualmente iscritto a un corso per creator/influencer.
Immaginate il casino!
Non ci resta che stare zitti e buoni: è un mondo difficile.