L’Islanda è un territorio che forse non vedrò mai, per vari motivi.
Essendo quindi una mèta che fa parte dei sogni irrealizzabili, la tengo spesso sotto osservazione.
L’altro giorno, in un incontro, alcuni amici mi hanno mostrato un video promozionale proprio dell’Islanda, realizzato da quello che per noi sarebbe il corrispondente dell’ENIT.
Il video, vi consiglierei di vederlo, è molto carino : http://www.marcopolo.tv/articolo/islanda-turismo-video
Ha come fil-rouge un balletto che, attraverso i suoi diversi protagonisti e location, mostra i tanti plus di un territorio da sogno (almeno per me).
Mi ha colpito la notizia che sembra che il filmato abbia superato i 3 milioni di visite sul web, a fronte di un costo di qualche decina di migliaia di euro di investimento.
Risultato: nei tavoli di tutto il mondo in cui si discute di marketing territoriale, sicuramente la case history islandese è (o a breve sarà) un argomento su cui soffermarsi.
Non è certo la prima volta che l’Islanda balza al centro dell’attenzione internazionale.
Poco tempo lo fece a causa del disagio provocato sulle rotte aeree europee.
Ricordate? Il vulcano dal nome impronunciabile…Eyjafjallajokull.
Mentre qualche anno prima, le prime pagine di tutti i giornali riportarono invece un’altra notizia, di differente natura: il fallimento economico.
Prima scoppia l’economia, poi scoppia il vulcano… e adesso scoppia il caso di marketing.
Tutto farebbe parte di un percorso strategico…
Nel 2010 il Vulcano è stato il contenuto mediatico, ponendo l’Islanda al centro dell’attenzione…
Una volta preparato il terreno mediatico, è partita una comunicazione virale (il video) capace di lanciare un prodotto commerciale…
Ovvero, una proposta di una vacanza in una terra felice, anche se ostica e selvaggia.
Quindi… la forza della natura che ha creato il grande disagio mondiale, è proprio il punto di forza dell’offerta turistica.
Il bello del marketing è che si può dire tutto, tanto non è una scienza esatta.
Mi viene in mente il Giappone.
Là con la natura c’è un conto ancora aperto…
Il recente disastro nucleare è stata una catastrofe, anche se in un certo senso, ha rappresentato per l’umanità un’occasione di riflessione.
Ho saputo mesi fa che il governo giapponese ha messo a disposizione 10 mila voli gratuiti (se non ricordo male) per coloro che sotto i 35 anni hanno desiderio di visitare la Terra del Sol Levante.
C’è però un patto: che al ritorno venga pubblicato su un proprio blog (quindi bisogna avere un proprio blog) il resoconto del viaggio.
Dopo il disastro nucleare, figlio del delirio tecnologico, il Giappone, per una sua rinascita di posizionamento nell’immaginario collettivo, si rivolge direttamente a chi?
Ai figli delle nuove tecnologie, i giovani sotto i 35 anni.
Risultato: entro un anno, ci saranno 10 mila blog che ci faranno probabilmente vedere il Giappone con un occhio diverso da quello degli ultimi periodi.
Finalmente due paesi che mettono in campo i giovani.
Giovani…
Oggi il dibattito sui giovani in Italia è molto strano, direi amaro.
Dice bene Ilvio Diamanti su Repubblica.it : “i giovani sono diventati all’improvviso impopolari”.
A dimostrazione delle varie battute di Padoa-Schioppa, poi di Monti e della Cancellieri (giusto per ricordare quelle più famose), nell’immaginario “i giovani hanno smesso di rappresentare il futuro e sono divenuti simbolo della resistenza al cambiamento e alla modernizzazione. Come i taxisti, come i sindacati, come l’articolo 18”.
Per Diamanti, “in Italia, i giovani sono invecchiati in fretta”.
E se il mercato è chiuso, il debito pubblico devastante, il sistema pensionistico un fallimento, il futuro un buco nero, preferiamo dimenticare che la colpa sia delle generazioni precedenti.
Come quella di Monti, di Padoa-Schioppa, della Cancellieri…
E soprattutto della mia.
13 Febbraio 2012