Di solito il tormentone dell’estate – come ogni classico tormentone che annualmente si ripete – ha il merito (almeno quello…) di offrire la sintesi della stagione trascorsa.
Ad esempio, se è un brano musicale, riascoltandolo ci riporterà alle emozioni di quel determinato periodo.
Parlando con il mio amico Eugenio, abbiamo dedotto che il tormentone di questa estate 2009 non crediamo faccia parte della hit parade musicale: secondo noi, è molto più del solito brano da fischiettare, tipo quelli di Bob Sinclair.
Direi piuttosto che il tormentone di questa estate 2009 è riuscito a dare forza alla speranza, ha portato sostegno morale a chi ne aveva bisogno, ha addirittura alleviato chi aveva perso ogni riferimento…
Il tormentone dell’estate è stato il 6.
La vincita al Super Enalotto è stato il pensiero dolce che tutte le mattine ci ha fatto alzare dal letto con quel briciolo di verve in più.
Chi non si è idealmente immaginato come spendere quei 140 e passa milioni di euro?
Chi non si è immedesimato nel momento della vincita, ponendosi domande del tipo: “a chi lo dico?”, “come farò a riscuotere?”, etc.
La possibile vincita del 6 è stato (e in questo momento che scrivo, lo è ancora) un bellissimo gioco innocente, capace di portarci verso scenari inimmaginabili, dove tutti i problemi del momento si risolvono, anche se consapevolmente se ne aprono altri (“come faccio a non farmi scoprire, quali investimenti dovrò fare, etc).
Su questo argomento mi vengono in mente due sollecitazioni.
La prima rientra nella fantascienza.
Sempre con il mio amico Eugenio, si fantasticava sul possibile controllo politico dell’estrazione.
Ovvero, la creazione a tavolino di una speranza artificiale per gli italiani.
Un sogno materiale a portata di tutti, capace di cambiare radicalmente la vita di ogni italiano a portata di tabaccheria.
Un sogno così forte, mediaticamente così pompato, in grado di creare una collettiva schizofrenia del milionario.
Io sono veramente convinto che per molti di noi, quest’estate la vita sia stata un tantino più dolce, malgrado la crisi, malgrado il pessimismo latente.
Chissà se i “poteri forti” sono in grado di costruire una cosa del genere…
Certo è che gli strumenti a disposizione li hanno tutti…
Io ci farei un film (forse certe attricette servivano anche a questo).
La seconda sollecitazione riguarda il numero 6.
È chiaro che se potessi, per un bel 6 darei tutti i miei 8 (pochi) e i 7 (quelli ne ho avuti abbastanza) che ho, con sacrificio, conquistato a scuola.
E credo che un cambio del genere lo farebbe anche colui che ha sempre preso 10 e lode…
Certo che questa “conquista del 6” potrebbe essere interpretata come una metafora di questo momento storico.
Una “sindrome della sufficienza” dove l’obiettivo della “bella vita” si raggiunge con il 6, al di là di tutti i sacrifici per l’inarrivabile 10.
Qualcuno può interpretare tutto questo come lo specchio del fallimento della meritocrazia e dei cosiddetti “ascensori sociali”.
Una volta (ecco un altro tormentone…) ti laureavi con sacrificio e così potevi diventare medico e ingegnere, e avere la Porsche, la casa a Cortina e il miglior tavolo al ristorante, mentre oggi…
Questa considerazione ovviamente rientra a pieno titolo nella sfera delle banalità.
Alla luce anche del fatto che i soldi non sono tutto (un altro tormentone, ma questa volta saggio…).
Comunque, morale della favola, sarebbe interessante chiedersi se ha sempre e comunque ragione chi ancora ha il coraggio di dire che nella vita non ci si può accontentare di un 6.
Buona fine estate a tutti.
21 Agosto 2009