Uno dei siti web più curiosi è sicuramente www.youtube.com.
Poco tempo fa alcuni giovani informatici californiani hanno avuto l’idea di invitare gli utenti della rete a fare ognuno la sua parte al fine di creare il più grande e strampalato archivio video (si tratta della cosiddetta filosofia “broadcast yourself“).
Il sito raccoglie, tra le altre cose, le immagini più curiose e imprevedibili successe nelle varie tv del mondo.
Tra le varie scene presenti nel sito, il mio amico Pietro mi ha indicato un’incredibile gag che vede coinvolta Alessia Fabiani, ex letterina di Jerry Scotti e protagonista dell’ultima edizione de La Fattoria.
Il filmato – intitolato “The madness of Italian TV” – presenta Alessia in stretta minigonna mentre a Buona Domenica, spicca un salto in alto con tanto di asticella e tappeto.
Sembra una sorta di gara modello Giochi Senza Frontiere… ma forse sarebbe meglio dire Giochi Senza Mutande (vedere per credere: andate su www.youtube.com e nel motore di ricerca interno al sito digitate “alessia fabiani”).
Dubito si tratti di casualità: quelle chiappe al vento (e altro ancora che si vede) rappresentano vera e propria intenzione.
Addirittura qualcuno potrebbe ironicamente parlare di profonda ricerca di contenuto televisivo.
Così, chi quel pomeriggio ha avuto la costanza di seguire il programma condotto da Costanzo, si è gustato almeno 10 secondi di emozione.
Però a pensarci bene, è una bella condanna: prima di vedere qualcosa di televisivamente emozionante, spesso è necessario sorbirsi ore di tv noiosa.
Allora ha ragione chi pensa che la televisione commerciale del futuro sarà quella che raccoglie tutto il meglio (e/o peggio) che succede.
L’obiettivo di miriadi di programmi inguardabili è destino che sia quello di costruire almeno 20 secondi capaci di fare il giro del mondo.
Tutto il resto non conta.
Questo non è certo uno scenario di cui andar fieri.
Anzi…
Da anni c’è un movimento di opinione che ritiene la televisione come un malato da curare.
E di questo spesso ne parla la tv stessa.
A questo “ammalato” manca una diagnosi che metta tutti d’accordo e ovviamente manca la cura.
Qualche giorno fa ho letto una cosa curiosa di Daniel Beckher, sostenitore dell’Armarium Unguentum:
“Se la ferita è grande, l’arma che l’ha provocata andrebbe unta quotidianamente d’olio, in caso contrario basterà ripetere l’operazione ogni tre giorni. L’arma andrebbe poi avvolta in un tessuto di lino e tenuta in un luogo tiepido e soprattutto pulito perché il paziente non senta dolore”.
L’Armarium Unguentum è una teoria del 1622, particolarmente diffusa a quel tempo, in base alla quale, anziché curare direttamente la ferita, si preferiva occuparsi dell’arma che l’aveva provocata.
Non vorrei che coccolando il mio televisore, si riescano ad ottenere risultati sorprendenti…
…se non addirittura emozionanti.
Oppure dovrei ungere l’Alessia Fabiani?
Rimini, 21 agosto 2006